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2021>>2022   DEGREE THESES

Variazioni su uno spazio sacro
Nuovi usi per una chiesa di Rudolf Schwarz

The students of the laboratory reconfigured the spaces, internal and external, of Rudolf Schwarz's Heilige Familie, built in Oberhausen in 1957. The church was recently transformed into a social canteen, without this transformation taking place according to a complete architectural project, but only satisfying the most immediate practical needs. The students were then asked to rethink the space according to the new uses, characterizing it starting from the Schwarz method and its synthetic prefigurations that put the life of the community and its relationships at the basis of the architectural form. In the transition from an aula for the ritual to the social canteen, the character of the space changes radically, but this transformation can be carried out without altering the main elements of the original monument and with the inclusion of new reversible architectural elements.

Quelli presentati in queste pagine sono i risultati di un laboratorio di tesi di progettazione dalla forma inconsueta. Non si propone al laureando il progetto di un nuovo edificio, non il completamento di uno esistente e neppure la reintegrazione o il restauro di un edificio storico. Gli si chiede invece di misurarsi, da progettista, con un’architettura già data, perfettamente compiuta: un’architettura di rilievo, opera di un autore riconosciuto. Gli si chiede di analizzarne i caratteri e comprendere le ragioni che ne hanno determinato le scelte progettuali e, partendo da questi, di definire una strategia per una nuova configurazione di quegli spazi. Senza che i nuovi interventi modifichino o alterino gli elementi essenziali dell’architettura esistente, immaginandoli come potenzialmente reversibili.

 

È un esercizio che ci sembra avere un importante valore didattico, che, per certi versi, si potrebbe ritenere superiore, più stimolante, di quello di un progetto ex novo. L’ingegno del progettista è costretto a misurare le nuove scelte a partire da altre già definite, corrispondenti a indirizzi architettonici e stilistici noti, discussi e descritti dai critici e dagli storici e, non ultimo in questo caso, ampiamente argomentati dall’autore stesso. Il laureando, in questo modo, lavora in una prospettiva non solo pratica e tecnica, ma ha modo di sperimentare direttamente e in tutta la sua complessità, una dimensione cultura più ampia, quella delle aspirazioni di un autore e delle diverse letture che della sua opera sono state date nel tempo. E tutto questo fuori da un’ottica filologica: ma con il compito esplicito di dare una nuova declinazione dello spazio in esame, una reinterpretazione radicale della sua immagine e del suo funzionamento.

 

E non si tratta di un esercizio astratto, soprattutto teorico ed intellettuale, ma di un progetto dettato da necessità pratiche concrete, perfino di stringente attualità. Il tema è infatti quello della riconversione di una chiesa di Rudolf Schwarz, la Heilige Familie di Oberhausen, che ha perso la sua funzione liturgica e già da anni viene utilizzata come mensa popolare. La trasformazione dei suoi spazi è però avvenuta solo a partire dalle esigenze pratiche, senza un progetto unitario coerente, redatto da un architetto. Questo, per forza di cose, ha portato alla mortificazione dello spazio progettato da Schwarz e a un suo degrado, fisico e percettivo. Nessuno degli operatori ha agito con questo obbiettivo, essendo tutti guidati dalle migliori intenzioni. Il risultato però rimane problematico: non solo per la mancata salvaguardia del monumento, ma anche perché i nuovi usi mancano di spazi davvero adeguati, del giusto decoro per un compito civile così importante.

 

Al di là delle necessità pratiche più immediate, il destino della Heilige Familie illustra anche un’altra condizione comune per molte chiese in Germania, un tema che è anche specificatamente architettonico e di più ampio respiro: alla grande espansione edilizia del dopoguerra, alla costruzione intensiva di chiese durante la ricostruzione – stagione di cui Schwarz è stato il protagonista più autorevole – è seguita una radicale contrazione e, oggi, l’evidenza di un sovrappiù che rende necessario pensare come tanti spazi sacri, rimasti vuoti e non più frequentati, possano essere riconvertiti. Riconversione che spesso, come è il caso della mensa di Oberhausen, comporta la revisione dell’immagine e l’adeguamento funzionale per un’utenza che sempre di più professa fedi diverse da quella cattolica. Il tema architettonico più generale è dunque quello della trasformazione di uno spazio sacro, una chiesa cristiana, concepito a partire da esigenze e prescrizioni molto specifiche, in funzione dei suoi riti e di un alto – il più alto possibile - senso del decoro, spazi che oggi devono invece essere ricondotti a compiti diversi e a un carattere architettonico molto lontano da quello originale.

 

Come si intende l’esercizio è dunque doppio per il progettista: da una parte la lettura e l’analisi compositiva di uno spazio sacro moderno, dall’altra l’abbandono di certi suoi caratteri e della sua dimensione auratica, la ricerca di una declinazione diversa dei suoi spazi, più pratica e meramente civile. Il progetto non può essere dunque interpretato solo in senso funzionale, ma deve per forza di cose tenere conto di un’idea più completa e ricca della configurazione delle architetture, dei loro spazi e del loro ruolo nella nuova società.

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